I BRAVE NEW WORLDS e la nuova espressione del progressive – Intervista
D: Benvenuti. Complimenti per il vostro nuovo lavoro “iSignals”. Iniziamo proprio parlando di quello.
Ben due CD e diciannove tracce: un’opera colossale. Questa enorme mole di lavoro racchiude, secondo la nota stampa che avete rilasciato, tre filoni espressivi: progressive synth-rock, jazz e contemporaneo e, infine, sperimentale. Cosa vi ha spinto a raccontarvi cosi tanto e così in profondità con una palette così vasta di generi musicali?
Siamo entusiasti del nostro nuovo lavoro “iSignals” e siamo lieti che siate interessati ad esso. Siamo sempre stati appassionati di musica e abbiamo voluto creare qualcosa di veramente unico e ambizioso con questo progetto. Abbiamo scelto di raccontare la nostra storia attraverso tre filoni espressivi diversi, come il progressive rock con elementi di musica elettronica, il jazz contemporaneo e l’espressione sperimentale perché volevamo esplorare le nostre diverse influenze musicali e mostrare la nostra versatilità come artisti. Siamo orgogliosi di questa opera colossale e speriamo che i nostri ascoltatori possano trovare qualcosa che li emozioni in ogni traccia.
Inoltre, siamo stati spinti da un’urgenza che è venuta dal profondo. Da una parte l’esigenza di Fabio Armani di parlare di sé stesso in modo sincero esternando i propri disagi ed emozioni e dall’altra cercando di cogliere le profonde crepe esistenti nel modello globale a livello internazionale. Perciò non abbiamo avuto paura di parlare ed affrontare artisticamente la follia o il disturbo bipolare (nelle tracce “Lunaire”, “Melancholia” o in “Touched with Fire”), così come abbiamo cercato di dare una nostra interpretazione al terrore dell’olocausto nucleare (nella suite “239Pu”), utilizzando scelte stilistiche anche estreme.
Andrea: “In effetti ci sono brani per tre dischi in un’unica pubblicazione. L’unica cosa che ci ha permesso di realizzare “iSignals” è stato il flusso creativo continuo e inarrestabile di Fabio e i condimenti apportati progressivamente da ciascun elemento dell’ensemble BNW.”
Lenina: “Parlo io per me e per John, che – come sapete – è piuttosto taciturno. Per noi due della sezione ritmica del gruppo BNW l’aver realizzato “iSignals” è stata un’avventura fantastica in cui Fabio e gli altri ci hanno dato carta bianca, sia da un punto di vista delle linee di basso e stick che per quanto riguarda i ritmi espressi da batteria e percussioni. Grande varietà di generi che ha comportato possibilità creative che negli album precedenti avevamo esplorato meno”
Luciano: “Il nostro nuovo lavoro “iSignals” è il risultato di anni di sperimentazione e di ricerca musicale. Volevamo creare qualcosa di unico e originale che rappresentasse al meglio la nostra visione artistica. Abbiamo deciso di utilizzare una vasta gamma di generi per esprimere tutte le emozioni e le idee che volevamo trasmettere. Inoltre, volevamo offrire al pubblico un’esperienza musicale completa e variegata, creando un’opera che fosse allo stesso tempo coinvolgente e stimolante. Ci siamo divertiti molto a creare questo album e speriamo che anche gli ascoltatori ne traggano piacere.”
PJ: “La principale ispirazione tematica dell’album è arrivata da Fabio che di fatto ha rappresentato una fonte vulcanica da cui ogni membro della band ha contribuito con le proprie sfaccettature. Ognuno di noi ha decorato con la propria interpretazione il contesto di ogni brano sia a livello armonico che di sound. La nostra peculiarità credo sia relativa al fatto di avere un bagaglio musicale di ascolto e collaborazioni ampie in termini di sonorità afferenti a più generi musicali.
Considerando l’ampio spettro di fonti musicali che noi prediligiamo, ogni membro ha una profonda conoscenza di uno specifico filone storico del genere. Ecco credo che proprio questa caratteristica rappresenti il vero bagaglio culturale dei BNW nella loro interezza.
Quello che cerchiamo di fare è comunicare il nostro messaggio utilizzando questi generi musicali come un unico linguaggio espressivo che riteniamo consono e naturale in termini di espressività.”
D: In “iSignals” sono trattati argomenti quali l’inquietudine, le paranoie, la melancolia, la lunaticità, il male di vivere, la pazzia, l’annientamento. L’arte è figlia delle emozioni sia negative che positive. E’ possibile intravedere amore e rinascita in “iSignals” e che parte occupa la spinta positiva in quest’opera?
Certamente in “iSignals” vengono trattati argomenti legati alle emozioni negative. E’ possibile intravedere anche elementi di amore e rinascita all’interno dell’opera, anche se la loro presenza e importanza potrebbero variare a seconda dell’interpretazione dell’osservatore. La spinta positiva potrebbe avere un ruolo meno evidente rispetto alle emozioni negative, ma potrebbe comunque essere presente come una sorta di controparte o di contrasto alle tematiche negative trattate nell’opera.
Riteniamo quindi assolutamente corretta l’affermazione relativa all’importanza di una spinta positiva che contrasti la drammaticità dell’opera. Senza di questa non ci sarebbe il coinvolgimento profondo degli artisti e degli ascoltatori e quindi neppure vera arte a nostro parere. La domanda, quindi è dove trovare amore e rinascita in “iSignals”? Sicuramente nel testo di “Dstry’U’Wrk” che pur nella sua drammaticità rimane una canzone d’amore. Elementi positivi sono certamente presenti in “Crystal Wings of Dawn” che bilancia la forte drammaticità della seconda parte della mini-suite “Wrecked Angel” e in “Imp3rfection”.
Luciano: “In ‘iSignals’ trattiamo sicuramente argomenti legati alle emozioni negative, come quelli che hai menzionato. Tuttavia, anche le emozioni positive hanno un ruolo importante nell’album. Ad esempio, alcune tracce esplorano temi come la speranza, la resilienza e la rinascita, mostrando come anche nei momenti più difficili ci sia sempre una possibilità di superare le difficoltà e di trovare la forza per andare avanti. Inoltre, alcune tracce hanno una componente più ottimistica e positiva rispetto ad altre, creando un contrasto che rende l’ascolto più intrigante e coinvolgente.
La rinascita e la speranza sono temi importanti nell’album, e rappresentano l’altra faccia delle emozioni negative che trattiamo, mostrando come sia possibile trovare significato e scopo anche nei momenti di difficoltà.”
PJ: “L’unico modo per guarire da un determinato disagio è tipicamente quello di prenderne atto. Purtroppo non viviamo in un mondo perfetto e se consideriamo un discorso più ampio, probabilmente non viviamo nemmeno in un universo perfetto. Personalmente vedo che la positività è chiaramente nascosta all’interno di tutto l’album come presa di coscienza dello stato attuale delle cose, non per creare polemica o disagio, ma per comunicare uno stato di negatività che deve essere descritto nella sua interezza, nel modo più viscerale possibile, proprio per essere annientato.“
D: Qual’é l’eredità musicale e concettuale che voi immaginate possa esprimere “iSignals” per le nuove e future generazioni? Pensate potrà essere colta in qualche modo oppure, presumibilmente, si dissolverà insieme agli appassionati del genere, figli delle generazioni sino agli anni ’90?
Non possiamo prevedere con certezza quale sarà l’eredità che “iSignals” lascerà per le future generazioni poiché dipende da molti fattori, tra cui la popolarità del genere e la sua evoluzione nel tempo. Tuttavia, è possibile che la musica e i concetti espressi da “iSignals” continuino ad avere un impatto su alcune persone, soprattutto se continuano ad essere scoperti e apprezzati da nuove generazioni.
Questo è un punto sostanziale. Sinceramente non ci piace pensare ad un confinamento dell’arte e della musica ‘vera’ a un’unica fascia/tipologia di ascoltatori, piuttosto pensiamo che la musica travalichi i confini che probabilmente il mercato tende a creare. Mentre, per quanto riguarda l’eredità musicale e concettuale ci piace pensare che verrà sicuramente colta per la presenza nella composizione dei seguenti elementi principali:
• Libertà creativa, senza particolari barriere.
• Non univocità di stile e genere: quindi svincolarsi dalle gabbie del 4/4 o di altre forme claustrofobiche che stanno imprigionando la realizzazione moderna della musica (es: Trap, Rap, “Autotune Music” …).
• Pieno utilizzo di dinamica, variazione timbrica sempre al servizio del messaggio e del contenuto artistico che vogliamo veicolare e non puro dispiego di tecniche e tecnologia.
• Virtuosismo presente, ma contenuto anch’esso in una determinata scelta stilistica e contenutistica. Al servizio della poetica di un determinato brano.
• Sperimentazione continua, senza frontiere.
Andrea: “Se la domanda è posta così, penso che l’eredità musicale che immaginiamo si dissolverà insieme agli appassionati del genere. (smorfie di Lenina e John che non ritengono probabile una dissoluzione a breve del genere …).
In realtà il fatto che possa avere valore (e già sarebbe molto), fra coloro i quali siano appassionati di genere è certamente già una bella soddisfazione.
Dal punto di vista tematico e armonico, inoltre, non consideriamo “iSignals” come prodotto vecchio. Necessita piuttosto di una attenzione fuori dalla frenesia dei tempi moderni. Ricordiamoci che sono più di due ore di musica e non tutti possono permettersi un tale privilegio. Probabilmente non le future generazioni. Ma a noi semplicemente non interessa.”
Luciano: “Speriamo che “iSignals” possa essere apprezzato da un ampio pubblico, non solo da coloro che sono appassionati di generi musicali specifici. Crediamo che l’album esprima una visione artistica originale e unica, che può essere compresa e apprezzata da chiunque sia interessato alla musica in generale.
Inoltre, speriamo che “iSignals” possa essere considerato un contributo alla cultura musicale, e che possa ispirare nuove generazioni di artisti a sperimentare con generi e stili diversi, incoraggiandoli a creare qualcosa di originale e personale.
Naturalmente, è difficile prevedere come un’opera verrà percepita nel tempo, e non possiamo sapere se “iSignals” avrà un’influenza duratura o se si dissolverà insieme agli appassionati del genere. Tuttavia, siamo orgogliosi di quello che abbiamo creato e speriamo che possa essere apprezzato per molti anni a venire.”
PJ:” Vedo da un lato il nostro atto di amore legato al sound dell’intero album, che speriamo possa portare gli ascoltatori a viaggiare nella storia di questi generi musicali, ritenendo il nostro lavoro estremamente particolare e difficilmente comparabile con altre produzioni; d’altra parte, però stiamo cercando di portare un messaggio legato a certi stati d’animo figli della modernità fotografata ad oggi.”
D: Che ruolo hanno la voce e i testi nella vostra produzione? Sarebbe sbagliato dire che il loro ruolo è la “cesellatura” finale della vostra composizione più che la base della stessa?
Voce e testi sono centrali nella realizzazione dei brani per BNW e per “iSignals” (esclusi ovviamente quelli strumentali). Quasi tutti i pezzi nascono al pianoforte e dopo pochi giorni da questa prima stesura acquistano un titolo e quindi anche una prima stesura di testo. In seguito, viene realizzata una prima base di un arrangiamento quasi completo da parte di Fabio, Lenina e John che viene poi passata ad Andrea (il cantante) per iniziare a lavorare sulle melodie. Una volta che il nucleo del pezzo è definito da questo scambio (con qualche riciclo – iterazione – che portano a musica e testo definitivi), tra Fabio e Andrea, intervengono gli altri musicisti ad arricchire il brano (sax, tromba, violino, chitarre, violoncello…). A questo punto il pezzo è praticamente completo a meno degli assoli e Andrea può realizzare le voci definitive mentre Greta (la cantante) e le altre vocalist vengono coinvolte per completare la struttura vocale del pezzo. Va anche detto che il testo determina la struttura del brano stesso in termini di sonorità, armonia e arrangiamento.
Andrea: “I testi non sono secondari e sono nati contemporaneamente al brano. C’è da dire, però, che le voci e le armonie non hanno guidato mai il processo creativo. Quindi si, la definizione di “cesellatura” finale della composizione è calzante.”
Luciano: “La voce e i testi sono elementi importanti nella nostra produzione musicale. In “iSignals” abbiamo prestato particolare attenzione alla scelta delle parole e alla loro interpretazione, cercando di creare una narrazione coerente e coinvolgente che accompagnasse l’ascoltatore attraverso le diverse tracce dell’album.
In generale, la voce e i testi sono stati utilizzati come un’ulteriore strumento per esprimere le emozioni e le idee che volevamo trasmettere, lavorando in parallelo con la musica per creare un’esperienza emotiva completa.
In questo senso si potrebbe dire che la voce e i testi fungono da “cesellatura” finale della composizione, completando e arricchendo l’esperienza musicale.
In generale, per noi la voce e i testi sono un elemento importante nella composizione, perché ci permettono di esprimere in modo preciso e dettagliato le emozioni e le idee che vogliamo trasmettere.“
PJ: “Il lavoro di produzione di ogni brano è quasi sempre partito dalla stesura armonica, del mood e del sound su cui dopo sono stati concepiti i testi. Questo non vuol dire che per noi i testi abbiano un’importanza minore ma che anzi rappresentano la vera chiusura del cerchio comunicativo con chi ci ascolta.
Il lavoro di ricerca del suono su ogni traccia di ogni brano è stato assolutamente oculato proprio per fare in modo che i testi potessero essere quanto più armonizzati con il contesto.
La produzione di ogni brano ha richiesto molto tempo e se considerate ad esempio che nella title track di “iSignals” ho lavorato a ben 7 tracce di chitarra, di cui ognuna con un preset sonoro differente, ha rappresentato per me un’esperienza di ricerca del suono e di raffinamento davvero unica.
Lo stesso vale per tutti i brani su cui ha lavorato Luciano, un lavoro davvero notevole che ritengo assolutamente sfidante per qualsiasi chitarrista moderno, non solo per l’estrema difficoltà di esecuzione dei brani ma anche per la ricercatezza del sound che è stata curata in un modo collaborativo tra tutti noi. Fabio ed Andrea hanno fatto un lavoro incredibile di creazione e adattamento dei testi contestualizzandoli nel modo più incisivo possibile all’interno del sound di ogni brano.”
D: ‘Suite’ Vs ‘Formati brevi della musica odierna’: quanto vedete ancora di positivo nel costrutto progressive? Pensate che la musica moderna sia più figlia dell’immagine e dell’ignoranza o c’è qualcosa che ci sfugge del panorama musicale attuale?
Noi, come molti musicisti e compositori, troviamo ancora valore nell’utilizzo di suite musicali lunghe e complesse poiché permettono di esprimere idee ed emozioni in modo più ampio e approfondito rispetto ai formati brevi in genere presenti nella musica odierna.
Inoltre, siamo decisamente a favore del concetto di musica progressive intesa però più come un’apertura mentale – una musica oltre le barriere – che non uno stilema specifico che la riconduce alle produzioni degli anni ’70 (Genesis, ELP, YES, King Crimson …). L’uso di pezzo più brevi è ugualmente importante per veicolare in modo più diretto alcuni messaggi concettuali e musicali e anche perché a volte riteniamo che la forma più compatta sia il giusto equilibrio per quelle tracce.
Andrea: “Il costrutto progressive ancora esiste. E’ vigoroso e si manifesta in forme più classiche, talvolta anche nostalgiche come anche in forme più moderne, metal, supertecniche, oppure ammiccanti a suoni d’altre epoche.
Essa rappresenta la voglia di approfondire e creare spazi e orizzonti immaginifici. Abbiamo oggi la possibilità di avere accesso immediato a librerie sconfinate dove è più complicato orientarsi. Buona musica esce ogni giorno. Il problema vero è scovarla.
Se non si cerca, la musica di immediato accesso, quella che ci propinano radio e mass-media è figlia dell’immagine, dell’ignoranza e della pubblicità.”
Luciano: “Il concetto di “suite” è stato un elemento chiave della musica progressiva, e consiste nell’assemblare diverse sezioni musicali in un unico pezzo più lungo e complesso. Riteniamo che questo costrutto abbia ancora molto valore in quanto permette agli artisti di esplorare in modo più approfondito una determinata idea o tema, creando un’esperienza musicale più ricca e coinvolgente.
Detto ciò, riconosciamo che i formati brevi della musica odierna possono essere altrettanto efficaci nell’esprimere emozioni e idee, soprattutto in un’epoca dove l’attenzione dell’ascoltatore è sempre più divisa.
Per quanto riguarda la musica moderna, crediamo che essa sia figlia sia dell’immagine che dell’ignoranza, ma non necessariamente in modo negativo. La musica moderna spesso si basa sull’immagine per attirare l’attenzione del pubblico e sull’ignoranza per innovare, creando qualcosa di nuovo e mai sentito prima.
Crediamo che ci sia sempre qualcosa di interessante e valido nella musica moderna, anche se può essere difficile trovare tra la quantità di contenuti disponibili. Ci auguriamo che le nuove generazioni di artisti continuino a sperimentare e a creare nuove forme d’espressione, in modo da continuare a stimolare la crescita e l’evoluzione della musica.”
D: L’anno passato ha visto accadere molte cose nel mondo: pandemia, guerre, crisi economiche, crisi climatiche e la scomparsa purtroppo di tantissimi artisti. Come vi approcciate a questo nuovo anno? C’è più paura oppure più consapevolezza? C’è più ispirazione o più rifiuto della realtà? Più distopia o più umanità? Questi argomenti entreranno nelle vostre produzioni attuali e future?
Direi che ci sono più consapevolezza e ispirazione anche se nei testi il nostro ‘alter ego’ (l’io narrante) può rinchiudersi in sensazioni di psicosi e angoscia. Ovvio che “iSignals” vuole essere un’opera di denuncia e sfruttando un paradigma proprio anche della fantascienza impegnata, vuole proiettare le sue sonde per mettere in guardia e per scuotere le coscienze dal torpore e dall’ignoranza – vedere il testo o l’impatto sonoro di molti pezzi dell’album.
Luciano: “L’anno passato è stato un periodo difficile per il mondo intero, con molte sfide e incertezze. Come artisti ci siamo trovati ad affrontare questa situazione in modi diversi.
Per quanto riguarda l’approccio a questo nuovo anno, crediamo che ci sia più paura che consapevolezza, sia più ispirazione che rifiuto della realtà. Come artisti, siamo sempre alla ricerca di ispirazione per creare nuova musica, ma allo stesso tempo ci troviamo ad affrontare la realtà della situazione attuale, che può essere difficile da accettare.
Per quanto riguarda le tematiche che trattiamo nelle nostre produzioni attuali e future, non possiamo prevedere esattamente come verranno influenzate dalle attuali sfide globali, ma siamo certi che continueranno a essere una fonte di ispirazione per la nostra creatività.
Crediamo che la musica possa essere un mezzo per esprimere emozioni e idee, e che possa contribuire a creare una maggiore consapevolezza e a stimolare una riflessione sui problemi del mondo.
Per quanto riguarda la distopia o l’umanità, sicuramente entrambe le cose sono presenti nella musica e nella realtà attuale, e come artisti ci sentiamo in dovere di rappresentare entrambe le facce della medaglia, perché la musica è un’espressione dell’umanità e della realtà.
PJ: “Personalmente mi piacerebbe raccontare il nuovo momento storico che da una parte ci ha portato nuove guerre, ma dall’altro ci sta portando a sfide tecnologiche incredibili, come ad esempio la possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale come un qualsiasi servizio. Forse potremmo parlare di un’eventuale umanità distopica “educata”. Credo che l’educazione e la conoscenza in generale siano le tematiche fondamentali su cui l’umanità vedrà la vera rinascita.”
D: “Brave New Worlds” nel 2020, “.Net of Illusions” nel 2021 e “iSignals” nel 2022: un album per ogni anno di vita compiuto dalla vostra formazione. E’ un intento preciso quello di pubblicare un album per ciascun anno? Come gestite il flusso creativo e la possibile mancanza di idee e ispirazione per completare i vostri lavori?
Grazie per questa domanda. A grandi linee, la nostra intenzione è proprio quella di realizzare almeno un album l’anno (preceduto da qualche singolo e magari alcune cover che possono essere ascoltate dal nostro sito: www.bravenewworlds.info/covers), delle quali vorrei segnalare l’ultima: “It’s a Miracle” di Roger Waters). Però, quello che più conta per noi è avere qualcosa di significativo da dire ai nostri ascoltatori e farlo rispettando i nostri canoni di qualità e creatività.
Gestiamo il nostro flusso creativo utilizzando una metodologia chiamata “Lean Agile Music”. In pratica essendo alcuni di noi (Fabio in primis, ma non solo …), esperti di metodologie Lean Agile in altri ambiti (IT, produzione, StartUp…), abbiamo pensato di adottarle sin dai primi momenti di costituzione dell’ensemble BNW. Cosa significa questo? Che abbiamo un flusso ben strutturato che ci consente la realizzazione continua di nuove idee e sperimentazioni e dall’altra di portare a termine gli album con un rigore ed un’efficacia che normalmente manca alle altre band. Insomma la nostra voglia di sperimentale ad adottare soluzioni non scontate non si ferma all’ambito musicale e creativo.
Andrea: “No, nessuna premeditazione. Più o meno per realizzare un album del genere serve un anno.”
Luciano: “Non abbiamo un intento preciso di pubblicare un album per ciascun anno di vita della nostra formazione. “Brave New Worlds” nel 2020, “.Net of Illusions” nel 2021 e “iSignals” nel 2022 sono stati pubblicati poiché ritenevamo fossero pronti per essere condivisi con il pubblico.
Per quanto riguarda il flusso creativo e la possibile mancanza di idee e ispirazione, gestiamo questi aspetti in modo diverso. Come artisti, siamo sempre alla ricerca di nuove fonti di ispirazione, che possono essere trovate in una vasta gamma di fonti, come la vita quotidiana, la cultura, l’arte e la natura.
Ci teniamo sempre a tenere un occhio aperto per cogliere l’ispirazione ovunque ci possa essere, e cerchiamo di non forzare la creatività. Inoltre, ci prendiamo del tempo per lavorare sui nostri progetti, lasciando che maturino e prendano forma nel tempo.
In caso di momenti di difficoltà creativa, ci prendiamo una pausa e torniamo a lavorare sui progetti più tardi, quando le idee e l’ispirazione tornano a fluire.
Crediamo che questo metodo ci permetta di creare la musica più autentica e sincera possibile.”
D: Nella precedente intervista ci avevate parlato di “Emerald Worlds” e nella press di “iSignals” citate “Ubik”. Sentiremo questi lavori e anche altro nel 2023?
Sicuramente lavoreremo sulla suite “Emerald Worlds” che era stata concepita praticamente al tempo del primo album e che ci attende al varco. 😉 Riteniamo che sarà molto stimolante farlo dopo l’esperienza di due album e alcuni singoli: probabilmente ne rivedremo le demo sotto diversi punti di vista anche se ricordiamo che “EW” era molto interessante già nella sua fase embrionale. Per una volta saremo in territori di ‘hard’ Science Fiction. Musicalmente: progressive rock, elettronica e metal con una spruzzata di fusion.
Lenina: “Per quanto riguarda “Ubik” direi che siamo elettrizzati dalla prospettiva di lavorarci. In questo caso le regole del gioco cambiano: sarà una sorta di carta bianca per tutti! Ci daremo piena libertà stilistica e quindi non dovrete stupirvi di trovare elementi improbabili per BNW nella sua miscela. Potrà esserci anche della musica rap o del tango elettronico? Probabilmente si! Io e John non vediamo l’ora di lavorare su queste tracce.”
Hai ragione Lenina, è così anche per noi. In realtà siamo già partiti a generare le idee più disparate. Per ora possiamo dire: “sky is the limit”. Infine, nei nostri progetti c’è un album che possiamo chiamare “.Net Of Illusions II” e che contiene tracce concettualmente connesse con “.Net Of Illusions”.
Luciano: “Emerald Worlds” e “Ubik” sono progetti che stiamo attualmente lavorando e che speriamo di poter condividere con il pubblico nel 2023. Tuttavia, non possiamo garantire che verranno pubblicati entro questa data, poiché il processo creativo può essere imprevedibile e dipende dalla disponibilità di tempo e risorse.
In generale continueremo a lavorare su nuovi progetti e a cercare di condividere la nostra musica con il più ampio pubblico possibile. Siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità e collaborazioni, e speriamo di poter continuare a crescere come artisti e a raggiungere un pubblico sempre più vasto.”
D: Fabio, la tua esperienza musicale é veramente notevole come la tua produzione. La ricerca di nuovi strumenti e tecniche si è ora esaurita e consolidata oppure ancora oggi continui a curiosare e scoprire cose nuove ed entusiasmanti nel mondo che ti circonda?
Ecco una risposta veloce: non si esaurisce mai. Come saprai nel mio passato professionale ci sono dieci anni fantastici passati come ricercatore in IRIS (Istituto di Ricerca dello Spettacolo) della Bontempi Farfisa in cui – con i miei colleghi – avviammo la realizzazione di macchine innovative come la MARS e dato un forte contributo alla Computer Music a livello nazionale e internazionale. Quella passione non si è mai spenta in me e mi spinge a studiare e sperimentare continuamente sia per quanto riguarda le tecniche sonore e audio, sia compositive. A livello personale, oltre ai BNW, ho alcuni progetti musicali personali che spaziano dall’ambient music al jazz contemporaneo, dall’elettronica alla musica epic & cinematic. Studio e sperimento almeno un paio di ore al giorno. Nella mia prassi c’è la sfida di realizzare almeno 4 o 5 nuove demo al mese. Senza darmi limitazioni di genere. Spesso queste demo divengono poi materiale da proporre agli altri di BNW per metterle in ‘fucina’.
Luciano: “La musica è un’arte in continua evoluzione e ci sono sempre nuovi strumenti e tecniche da scoprire e sperimentare. Molti artisti utilizzano la tecnologia per creare nuove sonorità e effetti, e questo può portare a scoperte entusiasmanti e a nuove opportunità creative. Inoltre, molti artisti cercano di integrare elementi di altre culture e generi nella loro musica, creando nuove forme d’espressione e fusioni uniche.
Ci sono molte cose nuove e interessanti da scoprire nel mondo della musica, e molti artisti continuano a curiosare e a sperimentare per creare qualcosa di originale e personale. La musica è un’arte viva e in continua evoluzione, e molti artisti si sentono spinti a continuare a scoprire e a creare.”
D: Nella precedente intervista vi ho chiesto se ci saranno esibizioni live della vostra formazione, ma, per forza di cose, la pandemia non ha probabilmente suscitato in voi in passato la necessità di pensare di proporre dal vivo le vostre opere. Adesso è cambiato qualcosa?
Sinceramente in questo periodo per varie ragioni personali non abbiamo sentito l’esigenza di proporre situazioni live. Ci siamo concentrati sulle attività di realizzazione del disco “iSignals”. Stiamo valutando qualche attività in questo senso per poter promuovere e proporre dal vivo il disco.
Luciano: “Per quanto riguarda la nostra formazione, non abbiamo ancora programmato esibizioni dal vivo per il futuro prossimo. Ci stiamo concentrando sulla creazione di nuova musica e sulla condivisione della nostra musica con il pubblico attraverso i canali digitali.
Tuttavia, non escludiamo la possibilità di fare esibizioni dal vivo in futuro, una volta che le condizioni diventino più sicure e che ci sia la possibilità di organizzare eventi in modo sicuro per il pubblico e per noi stessi. Apprezziamo molto il supporto del nostro pubblico e speriamo di poter condividere la nostra musica dal vivo con loro non appena sarà possibile.“
D: Il superamento del periodo pandemico e la ritrovata socialità e interazione interpersonale come ha influito sui vostri nuovi lavori? Cosa vi ha lasciato in eredità l’isolamento forzato dal punto di vista musicale? C’è qualcosa che salvereste di quel periodo?
Si, il superamento del periodo pandemico è stato determinante nel generare una nuova energia sociale anche se a livello internazionale le preoccupazioni non mancano. Anzi sono potenti! Per quanto riguarda gli aspetti musicali il periodo precedente ci ha lasciato di positivo una prassi operativa oramai consolidata. Mi piace vedere come ai nostri pezzi partecipino musicisti da tutto il mondo (es: Peter Voronov ha scelto di andar via dalla Russia a causa del conflitto).
Andrea: “La pandemia è stata, dal punto di vista musicale, per noi che siamo professionisti di tutt’altro, un momento fantastico: abbiamo avuto tutti un sacco di tempo in più per lavorare sulla musica. La ripresa alla vita normale in effetti ha reso il tutto più impegnativo. Forse per questo ancor più bello. Siamo comunque un ensemble, molte persone, ciascuno con la propria esperienza, non saprei dire per gli altri.”
Luciano: “La pandemia e l’isolamento forzato hanno avuto un impatto significativo sulla creazione musicale e sulla vita degli artisti in generale. Molti artisti hanno dovuto adattarsi a lavorare in modo diverso, spesso in solitudine e senza la possibilità di condividere il loro lavoro con un pubblico dal vivo.
Per quanto riguarda l’isolamento forzato, ha avuto un effetto significativo sulla creazione musicale poiché ha costretto noi artisti a lavorare in modo diverso e a trovare nuove fonti d’ispirazione. Tuttavia, ci ha anche privato dell’energia e dell’ispirazione che si può trarre dall’interazione con il pubblico e con gli altri artisti.
Non possiamo dire di aver trovato qualcosa di specifico che vorremmo salvare dal periodo pandemico, ma siamo convinti che l’esperienza ci abbia insegnato a essere più flessibili e adattabili come artisti e a cercare nuove opportunità creative, nonostante le difficoltà.“
Lenina: “In questo caso possiamo parlare di resilienza.”
Vi ringrazio molto di essere tornati sul nostro blog Under-Art.it. E’ sempre un piacere ospitarvi e darvi spazio. Buon lavoro.
Piacere nostro! Grazie a voi per darci spazio e per diffondere quanto abbiamo realizzato. Apprezziamo molto il vostro interesse per la nostra musica e vi invitiamo a seguirci sui nostri canali per restare aggiornati sulle nostre ultime novità e progetti futuri.
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