Intervista a Marco Germani

Benvenuto su Under-Art Marco e complimenti per il tuo lavoro e il tuo ultimo singolo “Resilience”. Sei un artista a tutto tondo: un chitarrista che ha molti gruppi e anche di diversa tipologia e generi, un insegnante, un produttore e autore di musica e sei anche uno scrittore. Ma qual è il tuo elemento naturale?
Suonare, arrangiare e insegnare sono le mie attività principali che potrei definire “un lavoro”, anche se non amo utilizzare questa terminologia che trovo sminuisca il mondo dell’arte; la produzione di inediti e i romanzi sono un’attività che svolgo a puro scopo creativo e di crescita perché ci investo tempo e denaro ma senza preoccuparmi del feedback, lo faccio per me stesso e per le persone interessate e coinvolte. 

Limbo Neutrale trovi che abbia esaurito le sue connotazioni artistiche? Cioè dopo essere stato un romanzo con una colonna sonora un videoclip ed un progetto grafico e fotografico ed aver dato luogo ad un secondo capitolo dal sottotitolo “Regressione”, ed ora, avendo dando il nome ad una formazione rock, trovi che debba terminare per dar vita ad altre opere?
È solamente un “brand” che mi rappresenta e come tale è un contenitore di idee, ci sarà prima o poi un terzo romanzo che chiuderà il ciclo e le vicende narrate nei primi due e sicuramente dei brani e art work che illustreranno e accompagneranno la produzione, il discorso band attualmente è incentrato sulla produzione di inediti che ho nel cassetto da un po’ e ho semplicemente virato nella direzione di singoli a tema “pandemia” perché penso sia un evento da dover raccontare ora che siamo ancora in ballo.

I tuoi compagni nella band Limbo Neutrale sembrano essere molto giovani. Cosa ha motivato la scelta di giovani artisti per questo tuo nuovo progetto?
Mi piacciono le persone talentuose, non credo affatto che l’età debba essere un requisito fondamentale (lo può essere per l’esperienza, ma quella è necessaria in altri ambiti e si può aumentare solo dando delle opportunità), se si tratta di songwriting il contributo di ragazzi giovani è utile per “svecchiare” gli arrangiamenti e inserire idee più in linea con le attuali produzioni, comunque è un progetto aperto e adattabile a tutti i “featuring” possibili, mi piace avere uno staff fisso ma anche inserire qualche amico a sorpresa, la musica non deve avere dei preconcetti.

Gli artisti con i quali collabori fanno tutti parte della cerchia che frequenta l’Associazione After Life Music Dimension?
In genere sì perché è più semplice suonare tra persone vicine, ma ho spesso collaborato con amici e artisti che vivono in altri stati, al giorno d’oggi la distanza non è più un grosso problema perché ognuno ha il suo home recording studio e ormai tutto è compatibile e di discreta qualità.

Parli di limbo, di NDE, di regressione e di post vita. Quanto nella tua ispirazione conta andare oltre il tuo essere qui adesso?
Andiamo oltre alla nostra fisicità ogni qualvolta ci dedichiamo intensamente a un’attività artistica perché usiamo la nostra mente in modo non convenzionale, pensare ad altre dimensioni, mondi o a cosa c’è dopo la morte è giusto e naturale, esserne ossessionati no, viaggiare a occhi aperti ci rende più umani e non esiste niente di meglio di musica, letteratura e cinema per questo scopo, anche se mi rendo conto che l’attuale produzione musicale mainstream non sta andando in questa direzione.

Ci sveli qualche ‘dietro le quinte’ che riguarda la stesura dei tuoi pezzi? Da cosa parti e come le nuove tecnologie, eventualmente, hanno cambiato il tuo modo di comporre.
Dipende da che tipo di brano sto producendo, se mi muovo in direzione di una soundtrack i virtual instrument sono fondamentali per trovare il giusto ambiente e posso fare quasi tutto “in box” per poi registrare voci e strumenti analogici a parte quasi a brano finito, invece se devo produrre un brano da band magari simulo anche una traccia di batteria virtuale, ma preferisco trovarci in sala e provarla più volte insieme per poi registrare alla vecchia maniera uno strumento per volta doppiando qualcosa.

Sperando che si riesca a ripartire definitivamente con la musica live, ti vedremo presto dal vivo con la tua nuova formazione?
Fortunatamente ho già suonato live quest’estate, devo però constatare che i locali della mia zona che proponevano musica dal vivo e sopratutto inediti sono morti, non vedo inoltre un rimpiazzo nè la volontà di investire in questa direzione perché della musica dal vivo importa a poche persone, si è visto anche dall’atteggiamento della politica che ha quasi considerato i concerti “un problema”: è un peccato constatare che nel paese di Rossini e Paganini non si faccia nulla per un intero settore, dopo che abbiamo perfino esportato una rock band all’estero (Maneskin) con inediti italiani e in inglese che sono apprezzati anche in America, è un tipo di atteggiamento che demotiva i giovani perché di base c’è il falso mito che chi suona o canta non fa un lavoro vero…

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