Intervista ai Quietflow

Benvenuti su UNDER-ART ragazzi. Complimenti per il vostro album  “A New Wave”. Il primo EP ha sempre dentro una certa magia ma anche un grosso carico di aspettative. Cosa vi aspettate da questo lavoro?
Ciao a te e a tutti i lettori di Under-art. Diciamo che nonostante non ci manchi mettere passione ed entusiasmo in quello che facciamo, non siamo più proprio dei giovanotti di primo pelo. Abbiamo imparato, attraverso e grazie alla nostra militanza nell’underground musicale, a non aspettarci mai troppo. Prendiamo quello che viene. Questo non significa che questo album non contenga la magia di cui parli. Anzi, abbiamo affrontato questo progetto fin dall’inizio in modo leggero e naturale, lasciandoci sorprendere dal risultato che ne è venuto fuori. Siamo soddisfatti del nostro lavoro e ci piace molto. Questo riteniamo sia importante per noi. Naturalmente ci fanno piacere le belle recensioni da parte della critica e la risposta positiva di chi ci ascolta. Pensiamo che sia solo l’inizio di un percorso musicale in continua evoluzione, che non sappiamo dove ci porterà.

Vivete di musica oppure questo percorso è solo una necessità espressiva?
Purtroppo non viviamo di musica. Si, come dici tu, è un’esigenza espressiva, un modo per convogliare le nostre energie in qualcosa che ci assorbe in maniera totale …un’auto-terapia. I nostri pezzi rispecchiano ciò che siamo, anche i lati più cupi, la rabbia, la malinconia, la difficoltà ad affrontare i problemi con i quali tutti noi abbiamo a che fare giornalmente.

Come vi siete conosciuti e com’è nato questo duo electro new wave?
Siamo amici da moltissimi anni, ma il periodo del lockdown ci ha riavvicinati musicalmente. In realtà già qualche mese prima avevamo cominciato a collaborare saltuariamente su alcune idee. Poi durante quel periodo, costretti a casa, abbiamo prodotto molto materiale su cui lavorare. In realtà non sapevamo che saremmo stati un duo “electro wave”, anche se ci piace questa definizione :-). Non avevamo la più pallida idea di cosa sarebbe potuto uscire dal nostro esperimento musicale. Abbiamo solo messo in gioco tutto il nostro background e le nostre potenzialità. Il resto è venuto molto naturalmente: la scelta nei suoni e l’imprinting un po’ elettronico. Noi fondamentalmente abbiamo un’anima molto rock ma ci piace da matti sperimentare.

Abbiamo letto dalla press di presentazione dell’album che avete un ben preciso modo di lavorare alle vostre idee musicali. Date più importanza all’aspetto musicale oppure ai testi?
Diamo importanza ad entrambi gli aspetti. Di solito prima nasce la musica e poi le parole. A volte nascono insieme. A volte invece alcune idee musicali ci piacciono così tanto che le vorremmo tenere strumentali, senza cantato. Ma poi non succede mai perché alla fine ci viene sempre l’ispirazione per scrivere un testo. Però ci piacerebbe l’idea di poter sperimentare dei brani solo strumentali in futuro. Amiamo giocare sulle atmosfere.

Avete dichiarato che questo album è stato sviluppato nel vostro home studio. Siamo curiosi di sapere che setup utilizzate e se avete degli instruments e sample preferiti dai quali partite per iniziare a modellare le vostre idee musicali
I pezzi nascono quasi sempre dalle tracce del basso (unico strumento analogico che utilizziamo) alle quali aggiungiamo poi l’elettronica e le voci. Lavoriamo con Ableton Live 11 e utilizziamo Push 2 come controller. Non usiamo samples; tutto quello che ascoltate è scritto nota per nota. Non abbiamo instruments o effects preferiti: li usiamo a seconda del caso e soprattutto in funzione del mood che cerchiamo in uno specifico pezzo.

L’idea del remix come vi è venuta? E perché la scelta è caduta su Red Macula?
L’idea del remix è venuta una sera al nostro amico e maker dei nostri due video Cristian Bonmassar di ZenBang Productions che ad un certo punto ci dice: perché non inserite un remix all’interno dell’album? Allora abbiamo contattato Murray ‘Red Macula’, un amico tastierista con cui abbiamo in passato condiviso esperienze in alcune band. Appassionatissimo di elettronica si è prestato a remixare due pezzi dell’album; ha lavorato anche sul remix di “Faceless” che però, al momento, non è ancora stato pubblicato.

Avete in programma degli eventi live nei quali presentare il vostro lavoro?
Assolutamente si! Stiamo lavorando in sala prove per preparare il live set. Vorremmo davvero uscire pronti e ben preparati.

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