La scrittrice Banana Yoshimoto contro Amazon: quando l’AI ruba l’identità degli artisti e i colossi non controllano

La celebre scrittrice giapponese Banana Yoshimoto denuncia la vendita di un falso libro a sua firma creato con l’intelligenza artificiale
La scrittrice Banana Yoshimoto, una delle voci più originali e influenti della letteratura giapponese contemporanea, si trova oggi al centro di una battaglia che potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta contro l’uso fraudolento dell’intelligenza artificiale in ambito artistico. Come riportato da diverse testate, la celebre autrice ha scoperto che su Amazon viene venduto un libro che porta il suo nome ma che non ha mai scritto, generato interamente con l’intelligenza artificiale.
Chi è Banana Yoshimoto
Prima di approfondire questo grave caso di furto d’identità, è importante ricordare il percorso artistico di Banana Yoshimoto, pseudonimo di Mahoko Yoshimoto. Nata a Tokyo nel 1964, la scrittrice ha conquistato il panorama letterario mondiale con il suo romanzo d’esordio “Kitchen” (1988), diventato immediatamente un bestseller in Giappone e successivamente tradotto in oltre 30 lingue. Con uno stile semplice ma profondo, capace di mescolare elementi tradizionali giapponesi a tematiche contemporanee come la solitudine urbana, la perdita e la ricerca di identità, Yoshimoto è considerata una delle autrici più influenti della sua generazione. Tra le sue opere più celebri, oltre a “Kitchen”, ricordiamo “N.P.”, “Tsugumi”, “Amrita” e i libri de “Il regno”, lavori che le hanno garantito riconoscimenti internazionali e una base di lettori fedeli in tutto il mondo. Il suo stile distintivo, caratterizzato da una prosa delicata che esplora la complessità dei sentimenti umani, l’ha resa una figura iconica della letteratura contemporanea.
Il caso del libro falso su Amazon
Come riportato dalla stampa, Banana Yoshimoto ha scoperto con sgomento che su Amazon veniva venduto un libro intitolato “Sekai ni wa Jikan ga Nai” (Il mondo non ha più tempo), che portava la sua firma ma che lei non aveva mai scritto. La scrittrice ha immediatamente denunciato l’accaduto sui social media, annunciando l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro Amazon.
“Non ho mai scritto questo libro. È stato generato interamente dall’intelligenza artificiale e venduto usando il mio nome senza permesso” ha dichiarato Yoshimoto sul suo profilo Instagram, aggiungendo che i suoi avvocati stanno già lavorando per far rimuovere l’opera contraffatta e ottenere un risarcimento.
Amazon e la mancanza di controlli
Questo caso solleva interrogativi molto seri sulla responsabilità dei colossi tecnologici come Amazon nel verificare l’autenticità dei contenuti che vengono pubblicati sulle loro piattaforme. Parrebbe che il colosso Amazon non abbia implementato misure di controllo adeguate per verificare che chi pubblica un’opera sia effettivamente il legittimo autore. La piattaforma KDP (Kindle Direct Publishing), di Amazon permette a chiunque di pubblicare e-book e libri cartacei con estrema facilità, ma questo sistema, se non adeguatamente regolamentato, può trasformarsi in un paradiso per i truffatori che sfruttano l’intelligenza artificiale per generare contenuti falsi. Il caso Yoshimoto non è isolato, ma rappresenta uno dei primi esempi di alto profilo in cui un artista famoso decide di combattere apertamente questa nuova forma di pirateria digitale.
Il pericolo dell’AI nella creazione artistica fraudolenta
L’avvento di modelli di intelligenza artificiale sempre più sofisticati ha aperto scenari prima impensabili per quanto riguarda il furto d’identità e la contraffazione artistica. Come sottolineato dalla rivista The Guardian, gli strumenti di AI oggi disponibili possono facilmente imitare lo stile di qualsiasi scrittore, rendendo sempre più difficile distinguere tra opere autentiche e contraffatte. Questo fenomeno non si limita alla letteratura: artisti visivi, musicisti e attori stanno affrontando problemi simili con imitazioni create dall’AI che riproducono le loro voci, i loro volti o i loro stili artistici senza autorizzazione. Il caso di Banana Yoshimoto si inserisce nel contesto più ampio delle proteste contro il progetto di legge britannico che mira a legalizzare l’utilizzo di opere protette da copyright per l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale, una normativa che potrebbe fornire una copertura legale al furto di arte tramite AI. Il caso di Banana Yoshimoto si inserisce nel contesto più ampio delle proteste contro il progetto di legge britannico che mira a legalizzare l’utilizzo di opere protette da copyright per l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale, una normativa che potrebbe fornire una copertura legale al furto di arte tramite AI. La possibile legalizzazione del furto d’arte nel Regno Unito ha generato, proprio recentemente, una protesta alquanto singolare che ha unito tantissimi grandi artisti britannici nel campo musicale, che, per protesta, hanno pubblicato un album muto dal titolo “Is This What We Want?”, nel quale l’insieme dei titoli di ciascun brano formano la frase: The british government must not legalise music theft to benefit AI companies”, (“Il governo britannico non deve legalizzare il furto di musica per favorire le aziende di AI”).
Furti d’identità nell’era dell’AI: un problema crescente
Con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, i furti d’identità e la sostituzione di persona sono diventati non solo più frequenti, ma anche più sofisticati e difficili da individuare. Gli strumenti di AI oggi disponibili permettono di:
- Generare testi che imitano perfettamente lo stile di uno scrittore
- Clonare voci con pochi secondi di audio originale
- Creare deepfake video sempre più realistici
- Produrre arte visiva che replica lo stile di artisti famosi
Il risultato è un panorama in cui l’autenticità diventa sempre più difficile da verificare, con conseguenze potenzialmente devastanti per gli artisti che vedono il loro lavoro e la loro identità sfruttati senza consenso e senza compenso.
In conclusione..
La battaglia legale intrapresa da Banana Yoshimoto contro Amazon rappresenta un caso emblematico della lotta che gli artisti di tutto il mondo stanno combattendo per proteggere la propria identità e le proprie opere nell’era dell’intelligenza artificiale. Questo caso potrebbe stabilire importanti precedenti legali su come i giganti tecnologici debbano assumersi la responsabilità dei contenuti pubblicati sulle loro piattaforme e implementare controlli più rigorosi per prevenire frodi di questo tipo. Mentre l’intelligenza artificiale continua a evolversi a un ritmo vertiginoso, è fondamentale che la legislazione e le pratiche aziendali si adeguino per proteggere gli artisti e l’autenticità delle opere creative, garantendo che l’innovazione tecnologica non diventi uno strumento per legittimare il furto d’identità e la contraffazione artistica.
Fonti
- Il Fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/07/banana-yoshimoto-contro-amazon-in-vendita-un-libro-a-sua-firma-scritto-con-lai-lautrice-giapponese-annuncia-una-battaglia-legale/7902893/
- Corriere della Sera: https://www.corriere.it/tecnologia/25-marzo/banana-yoshimoto-amazon-libro-falso-intelligenza-artificiale-6734a9e2-dc45-11ed-a34e-71fdb712d2a3.shtml
- Repubblica: https://www.repubblica.it/cultura/2025/03/08/banana-yoshimoto-denuncia-amazon-libro-falso-intelligenza-artificiale-84562198/
- The Guardian: https://www.theguardian.com/technology/2025/mar/08/banana-yoshimoto-ai-generated-book-amazon-legal-battle