Senza Confini (oltre lo spazio infinito)

Synth and music: Ali3no
Guitar: Sandro Congiu

Dove finisce il nostro mondo, il nostro universo? “Senza Confini” prova a descriverlo con i colori dell’immaginario usando una tavolozza con tinte nuove, oltre l’essere, oltre il grido del vivere. E’ un brano che parla del tutto, oltre quello che conosciamo, oltre quello che vediamo oltre i mondi che conosciamo e che ci hanno raccontato, oltre noi stessi!

Recensione:

“Senza Confini” è un brano dall’evidente sapore floydiano che si condensa in una esecuzione di soli due minuti e 50 secondi. Un mini assaggio di atmosfere che richiamano lo spazio, l’etere, l’immenso e l’amore, senza soluzione di continuità. Un pezzo quasi totalmente strumentale se non fosse per la voce finale di Ali3no (all’anagrafe Luigi Di Fazio), che nomina il titolo del brano. La chitarra di Sandro Congiu inizia dolce e poi si intreccia con se stessa in un turbine di fraseggi che arrivano pian piano a sommarsi e a rompere il vuoto delle tenebre che l’ascoltatore ha creato nella sua mente durante l’intro del pezzo. La chitarra lo penetra e lo riempie e si mescola nella parte finale con tutto il resto. I vocalizzi di Ali3no si sentono appena e richiamano a se la visione onirica di una fusione dell’immenso stellare che non confina mai con il nostro desiderio di definire, inquadrare, contenere. Il pezzo non ha percussioni. Nessuna drum, neppure accennata. C’è l’uso massiccio di synth bass profondi e un certo numero di synth lead addolciti solo dalla presenza di archi con frasi articolate e concitate che tengono un tempo incessante, penetrante, incalzante. In questo pezzo c’è tutto: la sensazione del vuoto disarmante, della paura e il suo grido di follia; la scoperta della compenetrazione della materia e lo stupore immenso dell’amore che emana la sua scoperta; la condivisione della pace e dell’eternità che ci attende nel ciclo infinito della vita e dell’universo. Il connubio perfetto tra la trama dei synth e la chitarra elettrica ci racconta in una manciata di minuti tutto questo. La scelta di tenere solo quei riff di chitarra, che sono una moltitudine e si pervadono a vicenda, presi da alcune take improvvisate in studio da Sandro Congiu, ci fanno capire che sono le emozioni a parlare in questo brano. Ci dicono che questo pezzo va oltre ogni cosa che conosciamo. Al limite di noi stessi. Senza confini verso il nostro destino.

 

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